di Daniela Macrì

Non c’è niente di nuovo nel restare a bocca aperta davanti all’imponenza del Colosseo o all’eleganza di piazza Navona. È solo la quotidiana meraviglia di una città immensamente eterna. Eppure vi sono angoli segreti dove un’altra storia è pronta per essere raccontata. In un antico edificio a due passi dalla Vecchia Dogana di Porta Portese, una parte del complesso benedettino dal 1873 ospita la Caserma dei Bersaglieri La Marmora. E non solo. Vi è un angolo segreto che accoglie il Comando Tutela Patrimonio culturale dei Carabinieri. Qui lo stupore è di casa.

In un caveau del tutto inaccessibile si trovano opere dal valore inestimabile, sculture e reperti di ogni periodo storico provenienti da diverse aree archeologiche. Secondo le stime, in questo luogo blindato che ospita opere recuperate o sequestrate, sono passati negli ultimi cinquanta anni beni per il valore di almeno 8,7 miliardi. Qui le operazioni di recupero si sommano a quelle di diplomazia culturale che il Comando Tutela Patrimonio Culturale da anni porta avanti con cura e dedizione. Come i resti di un antico carro etrusco rubato durante uno scavo clandestino nella Sabina ed esposto dal 1971 a Copenaghen. Grazie ad una lunga trattativa il Nucleo TPC è riuscito a dimostrare che il carro era proveniente da quegli scavi, riportandolo finalmente a casa.

Era il 1970 quando la Conferenza generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) indicava agli Stati aderenti la necessità di adottare misure efficaci volte ad impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e favorire il recupero di quelli trafugati, ritenendo ragionevole costituire servizi ad hoc. Con un anno di anticipo, l’Italia già nel 1969 aveva deciso di dotarsi di un organismo di polizia specializzato nel settore dei beni culturali. Oggi il Comando è inserito tra gli uffici di diretta collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al quale risponde funzionalmente.

Le funzioni del Nucleo sono ampie ed ognuna di esse contribuisce a mettere al sicuro pezzi di storia e frammenti di identità collettiva. Oltre a svolgere indagini di polizia giudiziaria in particolare sugli scavi clandestini presso siti archeologici, furti e ricettazioni di opere d’arte, il Nucleo TPC si occupa di monumenti ed aree archeologiche, esportazioni illegali di beni culturali, falsificazioni di oggetti d’antichità e di altre opere di pittura, scultura, portando avanti indagini su operazioni di riciclaggio condotte tramite il reinvestimento dei proventi dei traffici illeciti di beni culturali.

I numeri sorprendono: in quasi cinquant’anni di attività – sottolinea con orgoglio il Generale di Brigata Fabrizio Parrulli intervistato da Repubblica- sono state recuperate 790.626 opere, 1.190.791 reperti archeologici, 272.384 falsi. Inoltre sono più di 3.000 le opere ritrovate dal Comando e custodite nel caveau romano. Alle opere contraffatte si affianca spesso il contrabbando di beni, sono questi alcuni dei problemi con cui il Nucleo TPC si confronta in un momento storico in cui lo smercio e il traffico illecito avviene di regola attraverso i colossi mondiali della logistica. La vera prevenzione, continua il Generale Parrulli, la fanno i cittadini, primi e indiscussi custodi dei territori e della loro storia. La “sicurezza partecipata” è proprio quell’azione combinata laddove le comunità avvertendo il Nucleo di uno scavo clandestino possono impedire che un’opera sia persa per sempre.

Il reparto speciale dei Carabinieri non tutela soltanto la cultura, autentico dna del nostro Paese, la sua è un’azione collettiva, un obbligo morale nei confronti dell’Italia intera. Negli anni il Comando Tutela Patrimonio Culturale si è imposto tanto da essere ormai non solo un punto di riferimento e di formazione per tutte le forze investigative specializzate nel mondo, ma da avere persino un ufficiale presso l’Unesco.

In campo internazionale il 2016 è stato un anno importante. L’Italia è stato il primo paese a rispondere concretamente tramite l’istituzione della task-force “Unite4Heritage” agli appelli per la protezione del patrimonio culturale a rischio nelle zone colpite dai conflitti.

La task force Unite4Heritage, coronata dalla risoluzione ONU 2347 del marzo 2017 che invita alla previsione di una componente culturale all’interno delle operazioni di peacekeeping, e dalla Dichiarazione di Firenze al G7 Cultura, rappresentano i pilastri creati a sostegno di un unico obiettivo: porre la difesa del patrimonio culturale mondiale al centro dell’agenda internazionale.

Nel 2016 un violento terremoto colpiva le regioni del centro Italia Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria provocando una ferita profonda nel nostro Paese. Alla perdita inconsolabile di vite umane si sono aggiunti, a più riprese, i colpi inferti al patrimonio culturale. Dal 24 agosto 2016 si è provveduto alla messa in sicurezza di 952 beni immobili e sono stati recuperati quasi 17mila beni storico-artistici e archeologici, oltre 9.500 libri e più di 4.500 metri lineari di archivi, preziosi custodi della nostra memoria e identità.

Accanto all’impegno della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e dell’Esercito, si è unito l’instancabile contributo del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale con la messa in moto di una macchina virtuosa che negli ultimi mesi non ha mai smesso di lavorare per mettere in salvo i beni e le opere a rischio. Come pazienti in attesa di cure e visite mediche, così pezzi di patrimonio, tele, sculture, statue e altro ancora aspettano in silenzio nei ricoveri allestiti temporaneamente dalle Soprintendenze.

In questo senso si colloca l’impegno di If- International friends realtà americana con sede a New York, nata dalla no profit italiana “Verderame progetto cultura” guidata da Giulia Silvia Ghia. Da sempre ispirata alla cura e dedita alla protezione del patrimonio culturale, l’Associazione lavora da ormai più di un anno alla realizzazione di un ambizioso progetto a favore del recupero e del restauro del più ampio numero di opere danneggiate dal sisma. L’idea che ci ha ispirati e che porta il nome di “Beauty for Goodness”, prevede il coinvolgimento dei donatori americani in una raccolta fondi a favore dei restauri. Perché siamo convinti che l’amore per l’arte e la bellezza non abbia confini né nazionalità.

È per noi un estremo orgoglio poter dire che il nostro primo progetto internazionale ci vede operativi fianco a fianco proprio con il Nucleo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Quando la normalità riprenderà a scandire le esistenze della gente, di quei luoghi e dei suoi simboli, sarà anche merito di tutti coloro che con dedizione hanno messo la loro professionalità al servizio del patrimonio umano e culturale. Ricostruendo identità, ricomponendo frammenti di storia e di vissuti quotidiani, lavorando insieme al bene comune. Per il bene della collettività intera.


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